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324 | il nome |
e ricciuta come quella dell’Ermes, sostenuta da un collo scultorio. E mentre esprimeva la sua domanda un poco scettica egli rideva esponendo una chiostra di denti abbaglianti in un volto glabro che il vento del mare aveva patinato di una tinta leggermente bronzea, la quale dava allo sguardo ed al sorriso uno straordinario risalto.
— Tu credi dunque che le donne ti abbiano amato solo e unicamente per te stesso, solo e unicamente perchè tu le hai amate, anche se tu non ti fossi chiamato il marchese Aimone Guigas che possiede in riviera una villa principesca e in città un palazzo storico? No, mio caro, non t’illudere. Le donne sono pratiche anche in fatto di amore e il nome di un amante conta per esse assai più che tu non lo creda.
— Ma scusa, e la piccola Flora che mi chiamò Florindo per tre mesi, perchè io non volli mai dirle il mio casato?
— La piccola Flora se n’era informata da me la sera stessa che ti conobbe e ti lasciò per tre mesi in quell’illusione perchè l’amore in incognito ti piaceva e ti lusingava.
— Ero dunque così ingenuo? Ma no, non fu possibile.
I due amici ridevano allegramente, cullati dal moto leggero della piccola imbarcazione su un mare liscio e bianco come latte nella calma dell’ora meridiana.