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IL NOME.


— Che cosa mai conta un nome in amore? — osservò il giovane marchese Aimone Guigas abbandonando i remi e lasciando andare la sua piccola barca chiamata l’Arianna alla deriva. — Io fui sempre amato per me stesso, per quel tanto di gioventù, di forza e d’ardore ch’io diedi con slancio a ciascuna passione ed a ciascun capriccio, all’infuori e al disopra di quanto possono aver operato per immortalarsi i miei avi più lontani e per arricchirsi i miei avi più vicini.

— Tu lo credi veramente? — gli obbiettò Ottavio Ottaviani che stava di fronte sdraiato sui molti cuscini dell’Arianna con una sigaretta fra le labbra e le mani intrecciate sotto la nuca. Egli non aveva ancora trent’anni ma ne dimostrava venticinque per la sveltezza robusta e fine del suo busto modellato da una maglia bianca, per l’eleganza della piccola testa perfetta di profilo, bruna