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la falena e il lume 23

cuore incominciò a battermi violentemente. Era la mezzanotte passata, nella casa muta tutti dormivano; noi due soli vegliavamo, a distanza di pochi passi, senza vederci, come se qualche cosa di comune, come se una oscura corrispondenza ci tenesse desti e coscienti insieme.

Cercai di immaginare Ermanno vestito di seta viola come l’avevo talvolta di mattino intravveduto, buttato di traverso sulla grande poltrona di cuoio che stava a piè del letto presso la scrivania, intento a leggere sotto la lampadina velata e subito sentii che qualche cosa mi attraeva verso quella porta socchiusa, verso quella luce misteriosa, verso quell’uomo che non vedevo. Mi nascosi sotto le coperte per disperdere il fascino attirante, ma mi sentivo soffocare e sempre quella striscia luminosa proiettata sul pavimento chiamava il mio sguardo, lo fermava, lo abbagliava, mi toglieva la coscienza dei miei atti e della mia volontà.

Il respiro di Sofia, leggero ed uguale continuava accanto a me, ma io non vi badavo più. Non so come, d’un tratto, scesi dal letto, con movimenti da automa lenti e precisi e camminai a piedi nudi fino alla striscia luminosa, poi apersi la porta ed entrai nella camera di Ermanno. Il muovere del battente e il mio passo furono così silenziosi che egli non mi udì, solo si volse trasalendo quando