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IL VIGILE AMORE.


Per la prima volta, dopo due mesi e mezzo di malattia, Maria-Clara Romei potè rizzarsi a sedere sul letto, col dorso appoggiato ad un soffice monte di cuscini e il capo affondato in un guancialetto di piuma. Le avevano fermato i capelli con un largo nastro azzurro che le fasciava la testa dalla fronte alla nuca e si annodava su la tempia sinistra con una leggiadria quasi infantile, la quale bene armonizzava col suo sorriso: un sorriso stupito, leggero e grave ad un tempo, il sorriso di risveglio ancora sognante, che è proprio dei convalescenti. L’avevano avvolta in un accappatoio di molle lana dei Pirenei, anch’esso azzurro pallido, donde usciva il collo, esile come uno stame dai petali di un fiore, donde uscivano le mani esangui ed affilate, di cui l’una adorna di un solo anello; il cerchietto liscio della fede.