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22 | la falena e il lume |
spesso ripetendomi questa considerazione, a poco a poco mi accorsi che mi riprendeva quel disprezzo alquanto beffardo per la mediocrità di Sofia che già in collegio provavo invincibilmente, ed insieme un turbamento oscuro di tutta me stessa quando mi trovavo sola con Ermanno. Tuttavia il pensiero che egli doveva a giorni ripartire riusciva a darmi una specie di calma dolorosa, come se il suo allontanarsi segnasse il cessare di un pericolo indefinito, ma anche di una indefinibile gioia.
Così giunse l’ultima notte della sua permanenza a villa Sofia. Io dormivo già da due ore nel piccolo letto accanto a quello della mia amica, quando all’improvviso mi destai con un senso di fastidio negli occhi che mi impediva di continuare il mio sonno. Ero abbastanza tranquilla, senza febbre, e sentivo il respiro eguale e leggero di Sofia che dormiva profondamente; ma dinanzi a me nella parete del fondo s’apriva uno spiraglio di luce gettando sul pavimento una lunga striscia luminosa. L’uscio della stanza destinata agli ospiti, ed ora occupata da Ermanno, era semi-aperto ed egli certamente doveva vegliare leggendo perchè, se porgevo l’orecchio, udivo di quando in quando lo scricchiolìo di un tagliacarte passato tra due fogli intonsi.
Senza che io me ne rendessi ragione, il