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ALLEGRO, MA NON TROPPO.
La prima volta che il maestro Santamaura udì il nuovo segnale acustico collocato dal suo amico Sandro Galeata sulla propria automobile, si coprì con le palme le orecchie, chiuse gli occhi e gemette con voce soffocata: — Dio mio!
Era un grido stridente e lacerante come un cigolìo di cardini arrugginiti misto a un gracchiar di ranocchie irose, o come uno strofinìo urlante di ferro contro marmo, un suono insomma così urtante per un paio di timpani sensibili, che Santamaura non cessò di gemerne lungo tutta la strada.
Ma Galeata occupato al volante, ne rideva come d’una graziosa burla giocata all’amico e si volgeva tratto tratto ammiccando verso sua moglie, la quale sedeva nell’interno della vettura fra i suoi due bambini, tutta ravvolta in un fitto velo verde.