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la saggezza del destino 301

io ti sposo, perchè questo, questo è il destino.

Credetti ch’egli delirasse, credetti che per la strada, in quell’ora ardente, una insolazione lo avesse colpito e che le sue parole fossero incoscienti. Gli toccai la fronte, gli afferrai le mani soffocata dalla pena e dalla commozione e corsi a prendergli un cordiale. Ma quando ritornai egli sorrideva calmo e non mi pareva più così pallido:

— Non sono ammalato e non vaneggio, — disse, — credimi, un saggio destino vuole che tu sii mia moglie.

— Ti prego, Ruggero, — insistetti offesa, — non prenderti gioco di me; sei crudele.

Allora egli s’alzò e mi guardò negli occhi, serio, grave, quasi dolente:

— Ti pare ch’io abbia la faccia d’un uomo che scherza? — mi chiese, e cingendomi le spalle con le sue braccia soggiunse: — Ti prego, Lorenza, di voler essere la mia compagna buona, per sempre.

Ma io non potei rispondere; il piccolo chiosco verde si mise a girare vertiginosamente intorno a me ed io mi sentii cadere, trascinata seco, come una foglia in un turbine di vento. Ruggero mi fece sedere, mi costrinse ad inghiottire il cordiale portato per lui e mi baciò le mani mormorando:

— Come soffri, povera piccola!

— Sì, soffro, ma di gioia, — risposi final-