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la saggezza del destino | 295 |
vore sentimentale della sua antica gente latina e insieme l’energia e l’irrequietezza della loro giovine razza! Fu un delirio; Ruggero non rincasava più che per dormire a tardissima ora della notte, e correva a Villaverde ogni mattina. Talvolta che s’indugiava alquanto a discorrere con sua madre od a riaprire qualche suo libro di studio, Magda o Glady saltavano in bicicletta e venivano a tirar sassi nelle sue finestre, finchè egli scendeva e le riaccompagnava.
Glady specialmente, la maggiore e la più bella, lo circuiva e gli si attaccava sempre più come una piccola serpe che si attorcigli al piede d’un passeggero e lo costringa a fermarsi. Lo costrinse a fermarsi così bene che dopo un paio di mesi il loro fidanzamento fu annunciato quasi ufficialmente. Ma il guaio peggiore fu questo: Ruggero s’era innamorato seriamente di quella bambola perfezionata d’ultimo modello americano e si mostrava geloso di tutti e perdeva giorno per giorno la sua bella serenità d’uomo fortunato. Ormai si vedevano quasi sempre insieme e spessissimo soli, a piedi, a cavallo, in automobile per le vie maestre e per le viottole ombrose del paese, ed io che li spiavo dal cancello della nostra villetta, io che sapevo guardare oltre l’apparenza, comprendevo che il dominato era lui e soffrivo sentendolo destinato a diventare uno di quegli