Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/291


il viaggio 281


— Un mese? — sospirò Gemma Reali stringendosi alle tempia le palme divenute fredde, e chiuse gli occhi quasi per non vedere dinanzi a sè quella lunga sfilata di giorni senza sole.

Poichè l’amore di Leonetto di Bianzè era da quasi un anno il sole della sua vita, la fonte di gioia torbida e pur dolce a cui si abbeverava la sua anima ambiziosa e appassionata per soverchiare e per dimenticare la mediocrità borghese del suo stato. Leonetto, che discendeva da una nobile famiglia, che era bello, elegante e mondano, le apparteneva anima e corpo nel segreto della passione colpevole e quasi ogni giorno, mentre suo marito riceveva nel piccolo studio arredato di semplici mobili chiari i malati impazienti rassegnati paurosi, ella si vestiva accuratamente, passava rapida nell’anticamera oscura, mescolando all’odore acre dei disinfettanti il suo profumo squisito e correva nella casa di Leonetto dove gli arredi antichi, le tappezzerie preziose, i gingilli rari, tutta una atmosfera di raffinatezza esaltavano il suo spirito, vibrante e sensibile, la smemoravano della grigia solitudine della sua vita.

— Vedi, — egli diceva giocando distrattamente con le mollette dello zucchero, — se tu fossi libera mi potresti accompagnare e certo il viaggio con te sarebbe assai più divertente.