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276 | lo scopo segreto |
— Amato d’amore, no, — dichiarò Diana fermamente; — d’affetto, d’amicizia, quasi di fraternità, null’altro.
— E come si spiega quest’inganno? — domandò l’uomo sempre più stupito. — Mio figlio da un mese non vive più che per lei, non parla che di lei, s’ammala perchè non la vede e infine mi decide, per timor di peggio, a venire a chiederle per lui la sua mano, certo di essere accettato con gioia. Ed ella mi rivela ora che non l’ama e che non lo ha mai amato. La cosa è molto oscura, mi pare.
— Il signor Tito è inquieto per suo figlio? — domandò d’un tratto timidamente la vecchia donna quasi sorda che aveva vagamente raccolto nella conversazione il nome di Raffaele.
— Sì, nonna, — le disse con dolcezza Diana piegandosi per parlarle all’orecchio. — Suo figlio sta poco bene, ma è cosa passeggiera. Guarirà presto.
— Speriamolo, — mormorò la nonna e incominciò a sorridere affabilmente coi suoi denti finti, mentre Diana riprendeva il suo atteggiamento di giovine sfinge di fronte a Tito Ercolani.
Questi un po’ nervoso già accennava ad alzarsi e pronunziava brevi e secche parole di commiato.
— Poichè la mia missione è fallita, si-