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274 | lo scopo segreto |
in quel volto grinzoso, non mutava alle sue parole come non mutava l’espressione di indagine attentissima e penosa dei suoi piccoli occhi senza ciglia. Istintivamente egli sollevò il tono della voce e solo allora ella parve afferrare il nome della sua amica defunta.
— Marta, povera nostra Marta, — mormorò lentamente senza più sorridere e tutta la faccia rugosa parve a un tratto rimpicciolirsi, premuta e contratta dal dolore di quella vecchiaia che una sordità quasi completa affliggeva ed isolava ormai nella mestizia dei ricordi.
Tito Ercolani la guardava con una pietà leggermente infastidita riflettendo intanto non senza ironia che l’onesta missione di chiedere a quella veneranda signora pel proprio figlio la mano di sua nipote diveniva in tali condizioni piuttosto difficile, e stava domandandosi come ne sarebbe onorevolmente uscito quando Diana apparve ad un tratto nel vano della porta e tese la mano al visitatore.
— Il signor Ercolani, non è vero? Il padre di Raffaele? Molto, molto felice.
Ella parlava con un lievissimo accento straniero, calcando le dentali, ma con una voce così calda vibrante e piena che pareva gustare le parole mentre le pronunciava. E dai suoi capelli bruni e corti ch’ella par-