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272 | lo scopo segreto |
acclimatarsi tra il facile sentimentalismo e l’istintiva galanteria delle razze latine.
Per questo il giovane era rapidamente passato dalla cordialità alla tenerezza e dalla tenerezza all’amore, mentre Diana continuava a trattarlo con una confidenza fra dolce e ironica, con una benevolenza fra pietosa e lusingata che indispettiva Raffaele e insieme vieppiù lo incitava nel desiderio di vincerla e d’ottenerla. E poichè ella era intanto partita per la cittadina provinciale ove la sua vecchia nonna l’attendeva, anch’egli pochi giorni dopo ritornò presso suo padre e gli confessò il suo amore, supplicandolo di presentarsi egli medesimo alla signora Leoni, ch’era la tutrice della fanciulla, e di chiederla in moglie per lui.
Inutilmente Tito Ercolani lo aveva dapprima dissuaso e poi esortato ad una più matura ponderazione sul grave passo al quale intendeva accingersi, inutilmente gli aveva rammentato la sua giovanile età e l’instabilità d’un capriccio nato e cresciuto in pochissime settimane. Raffaele, dopo due giorni di iroso silenzio, un mattino gli entrò improvvisamente in camera tutto pallido e triste, gli dichiarò di non poter vivere senza di lei e lo scongiurò di non protrarre oltre quella domanda di matrimonio che la signora Leoni e sua nipote avrebbero certo accolto con il più lieto consenso e che l’avrebbe fatto tanto felice.