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la signora è tornata 267

di analisi fredda, scandagliava coraggiosamente quel fondo d’umanità oscura, distruggeva con le parole aride, ad una ad una, tutte le belle lusinghe, tutti i dolcissimi incanti cresciuti all’ombra di quell’inganno.

Elisa Laprati sostò soltanto alcune ore nel solitario rifugio d’amore che doveva ospitarla per tutto il resto della sua vita, ed in quel breve tempo le parve di sentirsi spogliata della sua personalità, le sembrò di non essere più che un’ombra dell’altra, di parlare con quella voce, di guardare con quegli occhi, di attendere l’amico con un cuore diverso dal suo. E questa ossessione la turbò così profondamente che ella comprese la necessità oramai implacabile di liberarsene.

Al tramonto ella sedeva sulla terrazza di fianco ad Umberto Deiva, guardando silenziosamente spegnersi nel cielo le ultime fiamme; quando scese la prima ombra, lentamente ella trasse una lettera suggellata e con gesti tranquilli e misurati la lacerò in minutissime parti, la sparse al vento con mano leggera.

— Era l’addio supremo ch’io mandavo a mio marito, — mormorò con amara ironia e si volse e rientrò. Tornò dopo qualche minuto avvolta nel suo mantello da viaggio, col volto coperto dal fittissimo velo.

— So che passa un treno fra mezz’ora; a