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262 la signora è tornata

sona un’inquietudine un poco paurosa od un accasciamento pieno di malinconia. E nell’atteggiamento dell’inquietudine col busto proteso, le mani nervose, le palpebre palpitanti, ella richiamava al pensiero di Umberto Deiva il turbamento di un’altra donna composto in una simile espressione di grazia ansiosa, e rimasto sommerso nella sua memoria per un tempo non ben definibile.

— A chi rassomiglia dunque costei? — egli si chiedeva invano da mezz’ora ed intanto la carrozza percorreva il viale d’ingresso e si fermava nel piccolo cortile rettangolare lastricato di pietre bianche e nere. Sulla porta, fra i due oscuri cipressetti che la fiancheggiavano come due attenti custodi, la vecchia governante di Claudio Montale aspettava l’ospite e non appena Elisa Laprati balzò dal predellino e sollevò il suo velo per osservare bene ad occhi scoperti il rifugio che l’amore offriva d’ora innanzi alla sua vita, la governante le corse incontro con un sorriso di confidenza accogliente.

— La signora è tornata! Ha fatto bene, ha fatto molto bene a ritornare con noi. Chi sa come sarà contento il signor Claudio!

La giovine donna sorrise perplessa guardando Umberto Deiva ed i suoi occhi grigi tra diffidenti e stupiti lo interrogavano. Ma la governante la precedeva per le stanze piene di luce, parlando con familiare gaiezza.