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250 dame a scegliere

che dava alla sua pesante figura la volgarità di un’etera da strapazzo. Ella strinse tutte e due le mani di Villalba e prese il suo braccio avviandosi alla sala da pranzo.

La piccola Flora gli fu posta di fronte separata da lui da quattro o cinque maturi signori che avevano l’aria di considerarlo come un intruso.

Fu dopo parecchi di questi pranzi, seguiti da altrettanti ricevimenti, durante i quali la marchesa Eulalia sfoggiò senza commuoverlo i più sapienti e complicati drappeggi in tutti i colori dell’arcobaleno, che Dario Villalba si risolse a chiedere ufficialmente la mano di Flora, pregando che il fidanzamento durasse il minor tempo possibile. E fu esaudito. Alcune settimane più tardi egli si portava nel Belgio, in un vecchio castello dove vivevano certi suoi lontani parenti, la giovine moglie, lasciando in disperati pianti la marchesa Eulalia, invano consolata dai suoi quattro o cinque maturi adoratori.

Vi rimase tre mesi ed anche al suo spirito esigente d’uomo molto viziato dalla fortuna parvero quei giorni veramente luminosi di felicità, veramente pieni di una meravigliosa dolcezza.

Ma si manifestò in Flora un principio di gravidanza ed il conseguente suo cattivo stato di salute lo indusse a ricondurla in patria. Nel villino Bonamici era stato appa-