Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
dame a scegliere | 249 |
stringendo lungamente fra le sue le dita tremanti della fanciulla.
— Dopo tutto è una fine che un giorno o l’altro dovrò pur fare, — egli meditava rincasando a piedi per le strade buie e deserte. — Questa vale forse meglio di un’altra: graziosa, ingenua, innamorata, ricchissima; l’unico neo è quella noiosissima zia che si ricorda un po’ troppo di me. Che sfacelo! E dire che dieci anni fa era un amore di donnina.
Rientrò e s’addormentò in questi pensieri, ma svegliandosi a mezzogiorno ricominciò a pensare alla piccola Flora e il fresco nome di deità primaverile gli suggerì l’idea di mandarle un fascio di mughetti di serra, rarissimi a quella stagione. La sera stessa la marchesa Eulalia gli telefonò ringraziandolo da parte della nipote ed invitandolo a pranzo per il domani.
Flora stava al piano vestita d’azzurro pallido ed aveva alla cintura dalla parte del cuore i suoi mughetti, quando egli entrò nel salotto e le si inchinò profondamente con uno di quei suoi sorrisi smaglianti che attiravano e respingevano come un pericolo indefinito. Parlarono pochi minuti seduti accanto, sopra un divano basso e profondo, ma subito sopravvenne la marchesa drappeggiata in un raso rosso fiamma che rappresentava forse l’ambiguità di un simbolo, ma