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un uomo di coraggio 241


— Vedo, — gridò a sua volta Federico.

— Ebbene in quella automobile c’è una persona che la conosce.

— Ella scherza, contessina.

— Non scherzo, dico la più sacrosanta verità; se ne convincerà fra poco.

Il pittore si strinse nelle spalle e rientrò lentamente, domandandosi quale nuovo sistema di squisita tortura ella gli avesse ora inventato.

Ma mezz’ora più tardi la voce di Giselda più acuta e più vibrante del consueto lo fece trasalire:

— Eccomi, caro maestro, e questa volta non sola.

Ella entrava al braccio di un giovine signore sconosciuto, il quale gli tese sorridendo le due mani ed esclamò con straordinaria effusione: — Grazie, grazie, caro maestro; io e Giselda dobbiamo a lei la nostra vita.

— Scusi, caro signore, io non comprendo affatto le sue parole, — balbettò sconcertato Federico Zirli guardando Giselda che sorrideva con malizia.

— Ma come, — domandò l’altro perplesso — il maestro dunque non sa?

— Non sa, non sa, — gridò Giselda tutta gaia, divertendosi della loro confusione. — E innanzi tutto procediamo alle presenta-