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la falena e il lume 15

quasi leggermente inebbriate, come se le appassionate rievocazioni avessero sollevato dal fondo del nostro ricordo stagnante i profumi ancora vivi delle cose già morte e con essi tutti i turbamenti e tutte le inquietudini già sopite e già livellate dall’insensibile passaggio dei giorni.

Vidi che Emanuela alzava il volto e, sdraiata nell’ombra sulla mia lunga sedia, le accennai la luna sospesa sull’acque ed il palpitante fulgore che tagliava il lago come una scìa d’oro in mezzo a cui una piccola vela nera navigava lenta e sola come una barca incantata.

Ma ella vi volse appena uno sguardo distratto e subito la sua faccia più bianca sotto il pallore lunare si fissò a me interrogando:

— Ti ricordi di Sofia Rioss, quella giovinetta bionda, figlia di padre tedesco e di madre italiana, che fu per qualche tempo mia vicina di destra in refettorio?

Risposi che la rammentavo benissimo, specialmente per le sue mani sempre coperte nell’inverno di orribili geloni che la costringevano a portarle tutte e due fasciate.

— Ebbene, — proseguì Emanuela, — quella poveretta s’era accesa per me di una grande simpatia, una simpatia tutta tedesca, fatta di sentimentalismi e di romanticherie che talvolta mi divertivano, che talvolta mi irrita-