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un uomo di coraggio | 239 |
siderava come un dovere. Ma di questo Giselda pareva interessarsi pochissimo ed appena si fermava dinanzi alla tela restaurata, con un distratto cenno d’approvazione quando il pittore le chiedeva con scrupolosa insistenza se ella ne fosse soddisfatta.
Egli si sentiva qualche volta umiliato e disperato e non riuscendo a comprendere bene lo scopo di quell’ospitalità, ricercava vagamente in cause estranee alla sua arte la ragione di tanta cortesia per parte di una sconosciuta, verso uno sconosciuto. Sembrava che la sua ospite lo avesse chiamato presso di sè non tanto per valersi della sua abilità pittorica quanto per farsene un compagno di tavola e di passeggiate.
Ma come mai una creatura così adorabile si compiaceva di mostrarsi in compagnia di un orso inelegante ed impacciato come lui? Non esistevano altri pittori altrettanto bravi ed assai più seducenti di quanto egli non fosse? O forse ella lo aveva scelto appunto per quel suo difetto di qualità fisiche, ben sapendo che egli non poteva illudersi ed ingannarsi nel giudicare le sue espansive gentilezze?
Federico si tormentò notte e giorno in queste ricerche e quelle settimane di villeggiatura, in un castello che gli era sembrato magico, vicino a quella fanciulla che si poteva scambiare per una fata, gli si amareg-