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238 | un uomo di coraggio |
veranda coperta, dove la luce entrava a fasci e vi si diffondeva in una chiarità intensa ed uguale ed a cui non salivano che i canti delle vendemmiatrici e lo stormire del vento nella foresta vicina.
Federico Zirli incominciò a lavorare con un fervore inusitato, solo dolendosi che l’opera di restauro non gli consentisse di manifestarsi in una creazione nuova, spontanea, veemente, piena di tutta la sua nuova febbre d’arte e d’operosità. Pensava alla contessina Giselda di Fuscaldo, nell’atto di giocare col suo levriere e gli pareva che avrebbe saputo trarre da quel soggetto effetti sorprendenti d’umanità e di grazia.
Ma intanto ridipingeva di rosso uno zucchetto cardinalizio o ricostruiva il colletto alla Medici d’una matrona arcigna, sussultando quando il passo lieve di Giselda e la sua fresca voce suonavano nell’attigua galleria.
— Maestro, vuol fare due passi in giardino? Maestro, vuol scendere in sala a prendere una tazza di thè? Maestro, l’automobile ci aspetta; venga con me e smetta di lavorare.
Ella non lo lasciava un momento in pace e sembrava compiacersi e divertirsi della sua confusione e delle ingenue scuse che egli cercava onde non trascurare quel lavoro al quale s’era accinto con zelo e che egli con-