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14 | la falena e il lume |
testa stretta nei capelli come in un involucro semichiuso.
— Ascolto, — le dissi per sollecitarla, intuendo che ella stava per narrarmi una di quelle storie che paiono o sono confessioni e che vengono solo alla superficie dell’anima in talune circostanze di tempo, di luogo e d’opportunità, come le esalazioni notturne dei fiori amarognoli.
— Credi tu che la nostra volontà ci guidi in tutti i nostri atti? — ella mi chiese d’un tratto, fissando innanzi a sè la luna rossa che saliva nell’ombra. E poichè io non rispondevo, già sentendo nella sua domanda una convinzione fermamente contraria, ella s’abbandonò a sedere accanto al piccolo tavolo ancora apparecchiato, vi appoggiò i gomiti e con le mani strette alle tempie meditò un momento ad occhi chiusi, come per raccogliersi in un ricordo.
Avevamo parlato tutta la sera di un nostro comune e lontano passato di convento e rievocato figure scolorite dal tempo, lentamente e inavvertitamente cedendo e svelando l’una all’altra, in indecise e quasi forzate confidenze, alquanto della nostra oscurità interiore, alquanto di quel chiuso mondo gelosamente custodito in noi, che lo scoprire altrui, anche solo in minima parte, angoscia e opprime come una violazione.
Ne eravamo ancora entrambe vibranti e