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il dolce egoismo | 227 |
di possesso dell’esistenza che è il dolce egoismo.
Luciana ne fu la piccola vittima incosciente e si sognò legata a lui per tutta la vita, si votò con l’anima ignara a quell’uomo eroico in una sete eroica di sacrificio, di abnegazione, di adorazione che lo compensasse, che lo smemorasse della sua infermità.
Non chiedeva d’essere riamata, solo chiedeva di divenire il braccio destro del mutilato, di sostituire con tutta la sua persona per tutta la sua esistenza quella parte vitale che una sorte gloriosa ma cieca gli aveva tolto. Perchè non avrebbe egli accettato dal destino quella compagna giovinetta, quella docile schiava che gli si offriva con tutta la grazia profonda e commovente della sua passione?
Ugo Franti vide tante volte la domanda accorata negli occhi di Luciana e non rispose, sentì tante volte tendersi le sue palme in un gesto d’offerta e non raccolse. Ora ella gli leggeva con una argentina cadenza musicale i suoi poeti prediletti, ed alle parole d’amore la sua voce tremava un poco e s’abbassava di tono come la voce d’uno strumento sensibile su cui le dita sorvolano appena per non trarne un suono troppo straziante. Ed egli soffriva e gioiva al tempo stesso di queste confessioni involontarie, di quegli spiragli di luce e di fiamma aperti