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l’amico intimo | 217 |
ed a Giuliana che se ne stupiva spiegò sorridendo:
— Figurati che Franco mi ha voluto accompagnare. Ero stato a colazione da lui e giunta l’ora mi disponevo ad andarmene quand’egli mi disse tranquillamente: — Esco con te. — E non ho più potuto liberarmene. È vero che non gli ho confessato di venire ad un convegno d’amore, perchè allora la sua discrezione l’avrebbe consigliato a lasciarmi andare solo. Povero Franco, come mi vuol bene!
Giuliana lo ascoltò con gli occhi dilatati e tutto il cervello occupato da un solo pensiero: — Egli è venuto fino a questa casa. Egli ha sentito il bisogno di rivederla. Egli cammina in questo momento per questa strada.
E corse alla vetrata, l’aperse, balzò sul balconcino sospeso sulla via deserta, lo vide. Egli s’allontanava a passi lenti, volgendole il dorso, ma v’era nell’atteggiamento del suo capo sporto in avanti, nel portamento della sua persona alquanto curva, un lieve segno d’abbattimento, quasi una involontaria rilasciatezza dello spirito riverberata per un attimo all’esterno, quasi il momentaneo accasciamento di chi non si sa osservato e cede ad un minuto di stanchezza e di debolezza.
Giuliana rientrò, si buttò sul letto tutta