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212 | l’amico intimo |
che ella ne ebbe quasi un moto intimo di pentimento e di commiserazione. Ma subito lo trasse accortamente a parlar di Franco ed ogni suo rammarico tacque. Tutto il suo essere si protese per ascoltare le parole serene e semplici di quell’uomo che parlava di un altro, dell’assente, del lontano, di colui che ella amava ed odiava a vicenda come s’ama e s’odia un bene irrimediabilmente perduto ed ancora desiderato.
— La signora Maria è buona come un angelo e suona deliziosamente il violino. Franco invece non ha più toccato il pianoforte dopo il suo matrimonio, perchè afferma che ciò lo dispone alla malinconia. S’immagini che ora coltiva le aiuole del suo giardinetto; rose e rose, ne mette dovunque, e guai a non lodarlo per le sue attitudini alla floricoltura. Sua moglie ed io lo punzecchiamo volentieri e ad ogni insuccesso sono risate e battibecchi senza fine. La signora Maria teme che a fare il giardiniere Franco si sciupi le mani, perchè, non so s’ella lo abbia osservato, le mani di Franco sono molto belle, mani nervose e agili da pianista e insieme accurate e fini come quelle d’una donna.
Giuliana sorrideva in silenzio, d’un piccolo sorriso accorato che ella si sforzava di far parere gentile e ascoltava intenta, beveva ad una ad una quelle parole avvelenate le quali le svelavano l’intimità di una vita che