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l’amico intimo 209

a risuscitarle nell’intimo con quelle parole una tempesta di follia e di male già forse alquanto placata. Ma si morse le labbra e con le narici un poco dilatate come chi respira a fatica sentendo un peso enorme sul cuore, sorrise quasi benevolmente:

— Ricordo, ricordo. Fu una festa molto animata. Avevo un vestito verde? Questo non lo so. Come mi par lontano quel tempo!

Con ostentata cura ella evitò di pronunziare quel nome, quasi per avvertire discretamente l’altro a non richiamare fra di essi una memoria torbida. Senonchè Massimo Landi non comprese e continuò a rievocare sedendole accanto:

— Fu appunto in casa Santarosa, quella sera stessa che Franco conobbe la piccola Salviati e dopo sei mesi giusti la portava trionfalmente davanti al sindaco. Io fui il suo testimonio e le posso assicurare che Franco non mi sembrò mai tanto commosso. Era pallido, gli tremavano le mani, pareva quasi ammalato quella mattina, mentre la piccola Salviati rideva e scherzava tranquilla e fresca come un fiore.

— Ah! — disse appena Giuliana mostrando tutti i suoi denti in un falso sorriso, e cercò nel suo cervello annebbiato qualche frase da aggiungere a quella esclamazione. Ma potè dire soltanto: — Fu quella sera? È molto strano.