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andante appassionato 205


— Bisogna che io veda un’ultima volta quella infelice creatura, e poi che io ritorni al mio esilio, — decise un mattino all’improvviso, e col pretesto di visitare certi amici salutò la cugina e andò a cercare la casa di cura che ospitava Evelina.

Trovò una villa tutta bianca, per metà nascosta nel verde di un parco ed un dottore alto e massiccio con una gran barba nera il quale lo accolse amabilmente.

— Mi perdoni, — gli disse questi dopo un breve esordio — s’io sono costretto a parlarle di cose molto delicate, ma la nostra professione ci costringe a conoscere la vita intima psicologica e sentimentale delle nostre pazienti, specialmente nei fatti determinanti del male. Ora la signorina ha rapidamente migliorato in questi due mesi: era denutrita, avvilita dall’abbandono, dalla solitudine e forse dal ridicolo, ridotta ad una larva pietosa. Ma ormai s’avvia verso la guarigione e non vorrei che la sua presenza risuscitandole nella memoria tutto un triste passato producesse in quell’organismo nervoso qualche fenomeno deleterio. Mi comprende, non è vero?

— Io non chiedo di parlarle, non chiedo di essere ricevuto; vorrei soltanto vederla, non visto per un momento, — pregò Leo Carmine con la voce soffocata dall’ansia. — Sarà un desiderio morboso anche questo — sog-