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il ramo di lillà 11

disastrosa passione. Io stesso lo misi in treno perchè se ne tornasse a casa, ma giunto a San Remo lo colse una specie di fredda disperazione la quale lo indusse al tragico gesto. Molto confidenzialmente e in omaggio all’arte con la quale ella lo ha ritratto, posso anche farle leggere la sua ultima lettera a me diretta. Eccola.

Egli trasse dal portafogli una busta intestata ad un albergo, ne tolse una lettera, la porse spiegata a Vally Ranieri. Ella vi lesse con gli occhi annebbiati, con la bocca amara, queste parole:

«Mio caro, me ne vado dal mondo dove sarei ormai ridotto a fare il direttore d’orchestra dei miei debiti. Cerca di salvare dalle unghie dei creditori quelle poche cose d’arte che possiedo e di distruggere quei numerosi fasci d’amorosi documenti umani che occuparono talvolta piacevolmente la mia inutile vita. Ti abbraccio con serenità. Il tuo Guido.»

Vally rese la lettera contraendo tutto il volto ad un sogghigno di scherno e si morse le labbra a sangue. Ella sbatteva le palpebre come se la luce subitanea di quella verità brutalmente apparsa dinanzi ai suoi occhi le riuscisse intollerabile.

— Grazie, — mormorò con voce arrochita torcendosi le mani e guardando smarrita intorno a sè quasi per cercare il modo di libe-