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un colpo di sperone 189


Vittore ritto alle sue spalle osservava, ma non appena la vide indugiarsi su quell’ultima lettera, lasciò il suo posto troppo indiscreto e tornò a sedere a piè del platano ombroso ridendo, pur senza dissimulare un leggero dispetto.

— Oh! leggete pure la sua lettera, — egli consigliò accendendo una sigaretta, — io resterò qui a contemplarvi docilmente, in silenzio, mentre voi vi inebriate alle sue squisite parole.

— Se questo vi fa piacere.... — consentì Romana con ostentata freddezza, per quell’istinto di far soffrire che è quasi sempre vivo nella donna quando è amata.

Lacerò la busta, aperse la lettera e lesse. Ma subito il suo volto s’oscurò, le ciglia si corrugarono, il seno, sotto la seta leggera del kimono, si sollevò nell’ansia di un’ira mal trattenuta, mentre il piede destro appena chiuso nel suo sandalo, batteva nervosamente il suolo come per calpestare qualche cosa o qualcuno. La lettera, di tre pagine brevi, fu letta in un momento e poi cincischiata a lungo con le dita inquiete prima che la donna si decidesse a parlare, e quando parlò rivolse a Vittore Colonna una inattesa domanda:

— Conoscete voi Mirta Savelli, l’attrice?

— E chi non la conosce? — interrogò a sua volta il giovine buttando la sigaretta accesa.