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un colpo di sperone 187

punto di mutarsi in qualche cosa di più intimo e di più ardente, tentasse un più vivace balzo di desiderio o cedesse ad un più aperto abbandono.

Ma la giovine donna, la quale da qualche tempo insofferente d’ogni legame, aveva lasciato il marito alle distrazioni estive della città ed abbandonato l’amante alla solitudine fervida del suo lavoro, si sentiva ora in quello stato particolare d’inquietudine e d’insoddisfacimento che predispone alle indifese debolezze. Ella riceveva quasi ogni giorno lettere da Luca Gilberti ma leggeva quasi ormai senza commozione quelle sue vivide pagine dense di calore e di fantasia, in cui egli la chiamava ancora sua piccola ispiratrice, sua Musa deliziosa ed invocava con parole intense di bramosia la sua presenza «dolce più d’ogni umana e divina cosa» fra gli irti picchi delle gigantesche giogaie svizzere. Ed ella gli rispondeva con tenerezza ancora ma senza impeti, implorando perdono per la sua fragilità, per la sua debolezza che le impediva di compiere il lungo viaggio, che le vietava di esporsi ai disagi di un’ascesa e di sopportare il clima forse gelido, certo incostante dell’alta montagna.

In realtà vi era in lei da qualche tempo una specie d’indolenza fisica e d’inerzia spirituale che la snervava, che la smemorava anche del suo ancor vicino passato, di quel