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un colpo di sperone | 185 |
dendosi il labbro, finchè la voce sonora riempì il silenzio della vallata, fu come un roco grido ripetuto al di là del cancello di Villa Gaia. S’udì qualcuno aprirne entrambi i battenti, s’udì la ghiaia del viale scricchiolare sotto le quattro ruote pesanti, poi sotto il lieve ritmo di un passo e finalmente Vittore Colonna, l’aspettato, apparve.
Egli portava sul volto la fresca avidità dei suoi ventiquattro anni che rilucevano nei begli occhi color nocciola e nei bei denti color avorio, portava su l’agile persona sportivamente elegante la leggiadra animalità della sua giovinezza.
Forse per questo Romana Camuri, ch’era d’oltre un anno l’amante di un romanziere di bella fama, adorato dalle donne e detestato dagli uomini, rifugiatasi in quella sua villetta onde non seguire l’amico nella solitudine freddolosa d’un paese d’alta montagna, si sentiva a poco a poco attratta da quella giovine forza sana e serena la quale ogni giorno, da più d’un mese, veniva ad offrirsele, la quale implorava ogni giorno di essere soggiogata e imprigionata dalla sua fragile mano.
Anche ora Vittore Colonna, curvo su quella fragile mano vi premeva più del conveniente la sua bocca accesa, mentre i begli occhi color nocciola si sollevavano a contemplarla con l’espressione di una intensa preghiera.