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174 è scritto nel destino


— No, è utile: io ho bisogno di dirlo a me stessa, di sentirmelo dire per darmi forza e per crederlo vero.

Ugo Leardi si chiuse la fronte tra le palme e senza scoprire i suoi occhi, senza volgersi alla compagna, quasi temesse di vederne lo sguardo, mormorò:

— Enza, Enza, siamo ancora in tempo a riprenderci. Tutto non è forse finito, ci potremo amare ancora come prima, più di prima. Non diciamoci ancora addio, non lasciamoci ancora per sempre.

Ma la donna tacque e quando egli la fissò con gli occhi torbidi la vide scuotere il capo lentamente come per manifestare una pietà commossa per entrambi.

— No, — ella disse, — è la fine necessaria, fatale, voluta dalle cose e da noi stessi. Perchè trascinare avanti un amore durato quasi due anni e vissuto con tanta passione, con tanta felicità e con tanto dolore, perchè trascinarlo avanti per abitudine e per inerzia fino alla sazietà completa, fino alla nausea? Meglio spezzarlo ora finchè questa ferita ci fa ancora male, finchè ci lascia ancora qualche rimpianto e qualche desiderio.

— Lo vuoi, lo vuoi assolutamente? — domandò Ugo afferrandola alle spalle e scrutandola negli occhi come per leggervi ancora un resto d’esitazione, per trarne un baleno di speranza.