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il ramo di lillà | 7 |
durante l’ultima sua visita, ricordò una per una le sue parole: — Perchè dipingete? Siete voi medesima una creatura d’arte.... — E le parve che quel suo volto non bello, quello sguardo che la lasciava sempre indifferente e talvolta la infastidiva, quella voce che suscitava spesso le sue beffarde ironie, assumessero ora una bellezza e una nobiltà inattese, significassero una elevatezza di spirito, una dignità di sentimento dapprima insospettate o forse inconsciamente derise.
Si dolse, si detestò per le parole crudeli con le quali ella aveva ferocemente sferzato la sua dolente passione, si accusò, si pentì per non avere scorto quel giorno ancora vicino in quegli occhi disperati d’amore il baleno fosco del proposito tragico. Certo in quell’ora stessa, dinanzi a lei che sogghignava dipingendo il suo fascio di lillà, egli che era giovine, sano, ricco, ma non amato, aveva deliberato di sopprimersi, aveva sentito che la vita senza l’amore di Vally gli diveniva un intollerabile peso e s’era offerto volontariamente alla morte.
Per giorni e giorni ella s’esaltò in queste meditazioni tra funebri ed amorose, rabbrividì di terrore, pianse di rammarico e s’accorse infine d’essersi a poco a poco accesa d’una singolare passione postuma per quell’uomo in vita sdegnato.
Ella aveva ritrovato fra le pagine d’una