Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
questa è la verità | 159 |
— L’ungherese ti fa la corte? — domandò il marito ridendo.
— È naturale, — ella rispose con disinvoltura e subito aggiunse preoccupata: — Sai, ho riflettuto che sarebbe meglio partire domattina. Non mi piace viaggiare di notte; accadono così di frequente disastri ferroviari! Hai osservato? Tutti i giorni uno.
— Sì, cara, — consentì il marito sorridendo teneramente di quelle improvvise paure; — tu hai mille ragioni, ma io ho fissato per domattina un appuntamento di affari e non potrò mancare. Partiremo con un treno del pomeriggio e speriamo di sfuggire per questa volta alle catastrofi.
— Speriamolo! — ella ripetè con un profondo sospiro pensando a ben altro che a disastri ferroviari. E non cessò di vigilare suo marito per tutta la sera, lo vide il mattino dopo andarsene tranquillo al suo convegno d’affari, lo attese nell’atrio dell’albergo per evitargli cattivi incontri. A colazione Sergio Kadar non discese. Si udivano i suoi quattro violini gemere disperatamente tra i sospiri della brezza meridiana e il palpito ritmico del mare.
— Finchè i violini suonano io sono tranquilla; egli è lassù e non si muove, — pensava Bianca Olinti sorridendo senza comprendere alle facezie spiritose di suo marito. Cosicchè non si allarmò quando una vecchia signora, recente conoscenza d’albergo, venne