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156 questa è la verità

vi lasci ancora qui, ditegli che la vostra salute lo esige, procuratevi la complicità di un medico, fingetevi ammalata se occorre, ma per carità, non andatevene, non partite, restatemi ancora un poco, restatemi per sempre.

Bianca Olinti sospirò, chiuse gli occhi e sollevò le sopracciglia come per chiedergli mentalmente perdono dell’inganno e disse alzandosi: — Sì, non dubitate, Sergio; farò come voi volete, fingerò, mentirò ma non è detto che tutto ciò riesca a convincere ed a commuovere mio marito. Ed ora lasciatemi andare, debbo vestirmi pel pranzo.

Egli le baciò tutte e due le mani e l’accompagnò per un tratto senza parola, poi tornò indietro, chiamò i quattro tzigani e sotto gli archi agili dei violini, in faccia al mare violaceo, irruppero ed empirono la molle aria vespertina i singhiozzi prolungati d’una canzone magiara.

Il domani quand’egli scese a colazione e trovò seduto in faccia a Bianca un signore giovane, elegante, dall’aria gioviale, che le parlava con animazione e la faceva ridere spesso, non bevette che due bicchieri d’acqua ghiacciata fumando innumerevoli sigarette senza distogliere da lei il suo sguardo torvo.

— Chi è quella specie di zingaro che ci divora con gli occhi come se avesse deciso di far colazione con le nostre teste? — domandò Rinaldo Olinti alla moglie, la quale