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146 | il sottile inganno |
Sampieri passava e s’atteggiava con la sua grazia settecentesca, affluirono al suo ricordo le immagini del passato, lo indussero a rievocarle con una delicata malinconia che la sua segreta agitazione sentimentale rendeva dolcemente elegiaca.
— Solo le cose sono fedeli al passato e non mutano, — egli diceva sospirando, — ma questa virtù o, se vogliamo, questo difetto non è degli uomini.
— Nè delle donne, — sorrise Marta avvicinandosi al vasto specchio della parete per gettarvi uno sguardo.
E Gigi che lo raccolse sorrise a sua volta:
— Nè delle donne in particolare. Ella s’è mutata in pochi anni in un modo sorprendente, come del resto dev’essersi meravigliosamente cambiata sua cugina Matilde.
Marta che gli volgeva le spalle appuntandosi i capelli dinanzi alla grande specchiera si volse di scatto a considerarlo, e il sorriso indefinibile che tremava sulle sue labbra era interrogativo ed ironico ad un tempo.
— Ha veduto recentemente Matilde? — ella domandò con una dissimulata meraviglia, e poichè Gigi, perplesso, tardava a rispondere ella aggiunse con semplicità: — Se esiste creatura al mondo assolutamente incapace del minimo sforzo verso un qualunque mutamento sia intellettuale che materiale, quella è mia cugina e inutilmente per anni Giu-