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il sottile inganno 139

loro discussione letteraria, o i romanzi rimasti intonsi sul suo scrittoio settimane intere o tagliati solo all’ultima pagina per scoprire la commovente fine della protagonista. E rammentava le divertenti ironie di Giuliano su quelle sue acconciature da istitutrice inglese, sui solini inamidati, le cinture di cuoio e le scarpe larghe a tacco basso. Egli che adorava i lunghi colli nudi e sinuosi emergenti dalle tuniche sciolte, egli che aveva scritto una collana di sonetti sulla figura di Dante Gabriele Rossetti e vedeva nella donna il serpe che insidia e allaccia ed avvelena, sorrideva motteggiando di quel fenomeno asessuale che doveva due anni più tardi diventare sua moglie.

Ma certo durante quegli anni la mano delicata e sapiente del poeta aveva tratto da quella piccola crisalide ancora oscura ed incerta la farfalla compiutamente bella che doveva essere la sua compagna e di questo meraviglioso mutamento si convinse Gigi De-Fer quando Matilde Lanzi gli scrisse rispondendo alle sue parole di condoglianza per la morte della contessa Sampieri.

La lettera di Matilde, ampiamente listata a lutto, recava sulla soprascritta e nell’interno una scritturina minuta e comune che non gli disse nulla, ma fin dalle prime frasi, le quali rievocavano con un triste eppure vivace rilievo la figura della madre, parve