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132 | l’ospite |
della cugina. Ella lo sentiva prossimo ad una determinazione grave e non abbastanza sicuro di sè e di altri per risolvervisi con certezza di vittoria, ma delicata e orgogliosa sebbene appassionata, ella aspettava senza incitamenti la confessione completa di quell’amore stranamente timido, lusingata e irritata insieme di tanto ansioso timore.
Egli le piaceva sempre più, ed ora più che mai l’attraeva con quel suo nuovo spirito di inquietudine e di passione ch’ella già aveva sempre ignorato, immaginandolo solo uomo d’azione e di fermezza, quasi sdegnoso benchè fosse curioso dell’amore e del sentimento. Ella conosceva ora quale fuoco di desiderii e quali impeti d’avidità si celassero sotto il freddo rigore dell’apparenza, turbassero quel lavoratore ostinato che pareva rincorrere solo il balenìo della fortuna e degli onori. E ne gioiva nella sua tenerezza carezzevole di amica, nella sua assetata bramosìa d’amante, compiacendosi nella sua vanità di donna d’aver sollevato e forse per la prima volta in quel chiuso e arido cuore così fiera tempesta. Ed aspettava.
Una sera che Germana s’era ostinata a rimanere presso di loro china sul suo eterno ricamo, Renato fu calmo, rise, scherzò su quel lavoretto misterioso e infinito come la divina misericordia, e non appena la fanciulla si ritirò, tolse dalle mani della cugina il li-