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130 l’ospite


Una sera ch’egli giunse tardissimo, trattenuto altrove da un affare, Olga Pineri ebbe improvvisamente da sè stessa una rivelazione inquietante. Ella si sorprese più e più volte fissa all’orologio con una specie d’ansietà nervosa che crebbe fino a diventare convulsa. Fu costretta a rinchiudersi nella sua camera onde non esporre il proprio turbamento allo sguardo seguace e ironico della cognata, e quando finalmente il campanello squillò nel silenzio, lo specchio le rimandò un volto così pallido e così felice ch’ella ne provò sgomento. Ma seppe dominarsi, seppe con qualche artificio far scomparire dal suo volto martoriato di donna non più giovane le traccie dell’attesa febbrile. Nè mai come in quella sera egli le parve degno del suo più tenero ardore, bisognoso d’una riposante dolcezza di amore. Affaticato, un po’ triste, solcato nel volto glabro e quadro dai segni della sua pugnace lotta quotidiana per la vita e per la ricchezza, egli appariva pure in qualche momento d’abbandono docile e mite come un fanciullo stanco, e seduto ai piedi della cugina appoggiava la gota alle sue ginocchia come se volesse dormire e la pregava di lasciarlo riposare così.

Germana ripeteva nella stanza accanto, sul piano in sordina, un monotono esercizio che pareva conciliare il sonno e le mani morbide di Olga accarezzavano con gioia tre-