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come un’ombra 121

che ella respira e guardare il cielo che ella guarda. Viaggio nei piroscafi sui quali ella viaggia, scendo agli alberghi nei quali ella scende, conosco quasi ogni suo atto, ogni suo passo e soffro, soffro terribilmente di sentirla così vicina e così lontana, di pensarla negata a me e forse presso a concedersi ad altri, di sapere che mi respinge con ostilità, con sdegno, con disprezzo, con odio.

— Ma dunque la conosce? — domandai senza reprimere la mia appassionata curiosità dinanzi a quel complicato documento umano.

Egli non rispose subito. Con la destra che leggermente tremava trasse con atto inconsulto l’orologio, lo guardò e vi fece correre il pollice sul cristallo, poi lo rimise nel taschino del panciotto bianco e vi tenne sopra la mano un momento. Pareva che egli dovesse dire una parola eccezionalmente grave, fare una confessione che gli costasse uno sforzo penoso. E le contrazioni della sua faccia si moltiplicavano come se tutti i suoi nervi vibrassero a fior di pelle. Finalmente abbassò il capo e rispose:

— È mia moglie, signora.

Allora il mio interessamento che era stato fino a quel punto piuttosto leggero e quasi un poco beffardo, come m’ispirava la novità assurda di quella passione, divenne d’un tratto pietoso e riverente come s’egli avesse pronun-