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il cuore malato 111

— Tu hai fatto questo ed intanto don Eusebio diventa sempre più freddo e più accigliato e incomincia a parlare della sua partenza. Sarà la completa rovina e la dovrò a te, ricordati.

Quindi usciva sbattendo l’uscio e la donna rimasta sola meditava. Ella aveva pensato tutta la sera a qualcuno che a quell’ora stessa s’imbarcava per un paese lontano e ignoto, senza vedere il lungo viso di don Eusebio, senza udire i suoi monotoni discorsi. Ed intanto sogghignava verso il fuggitivo, con la bocca che sapeva di fiele e si torceva le mani di collera muta, mentre d’intorno a sè gli altri la osservavano indignati. E nessuno sapeva quale fantasma occupava la sua mente, quale mano di ferro stritolava il suo cuore. Bisognava dimostrarsi serena e attenta e graziosa perchè non le mancasse un giorno il necessario e il superfluo che occorrono per vivere, ed intanto ella scongiurava il destino benigno perchè in quel momento stesso le concedesse di morire.

— Sei malata, dimmi, sei malata! — le domandò una sera suo marito afferrandole il polso quasi brutalmente; — ti farò visitare da Marzi perchè trovi la tua malattia e ti curi, se è possibile.

Ma donna Giacinta rise brevemente d’un riso amaro e aspro che le faceva sussultare le spalle. No, non era malata di una ma-