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il cuore malato 103

giudicava strambo e noioso e quasi s’era in cuor suo rallegrata di non averlo d’intorno pedante consigliere e grave protettore, di non doverlo ammansare con le sue gentilezze e sedurre con le sue grazie. Ora però non si nascondeva che quel suo cedere alla preghiera del nipote e l’accettarne l’offerta era un atto decisivo nella loro vita e che l’accaparrarsi la simpatia e la stima del vecchio gentiluomo significava assicurarsi per l’avvenire una vita di solida e sicura ricchezza invece del fittizio e incerto lusso presente.

Casa Corsi era ospitale; nel vecchio palazzo provinciale arredato con antico fasto e attorniato da un giardino e da un frutteto, residuo di ben più vasti possessi, si succedevano gli amici più intimi del conte e qualche volta le amiche più care della contessa, ma quando don Eusebio di Roccavarna vi giunse solo il dottor Marzi, una celebrità della scienza medica allora in ferie, lo ricevette presso il grande portone stemmato, al fianco di donna Giacinta che gli tendeva le mani sorridendo un po’ incerta. Don Eusebio scese dall’automobile aiutato dal nipote e si diresse a passi lenti e strascicati verso quella ch’era stata la sua camera di giovinetto. Egli aveva appena guardata la nipote quasi con una ostentata distrazione ed era passato oltre mostrando i denti gialli