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è partita 99

sarebbe troppo contento s’io lo abbandonassi al gioco ed alle amanti, s’io lo lasciassi libero di passare le notti fuori di casa e di ricevervi di giorno le sue amiche. No, no, sarebbe troppo comodo per lui, sarebbe troppo allegro. Io devo e voglio restargli vicino non ostante tutto e lottare fino all’ultimo, magari creandomi una vita d’inferno. Ma fuggire no, mai.

Ella aveva sollevato la testa con un moto di sfida orgogliosa che Fabio Lucani ammirava come artista ma deplorava come uomo e dopo un momento ella s’alzò d’impeto come se volesse slanciarsi nella lotta e s’infilò la pelliccia, si ricompose il volto dinanzi allo specchio e porse la guancia a suo zio.

— Addio, lasciami andare che è tardi, — mormorò, e pose diligentemente il biglietto rosa nella sua borsetta d’oro come una piccola arma insidiosa pronta a colpire al momento opportuno.

Fabio Lucani la guardava e il suo volto cupo e la sua persona curva parevano invecchiati in quell’ora di dieci anni. Era finita; la sua Oretta mai più sarebbe ritornata. E per tanto tempo egli si era illuso che il suo amore, la sua protezione, la serenità tranquilla che egli le offriva e tutta la sua riconoscenza e tutta la felicità che ella gli avrebbe data bastassero a trattenerla presso di sè, nella casa che per vent’anni era stata