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è partita 91

maggior bene della mia vita, dovrò sorridendo cederla a questo giovine bellimbusto, per l’unica ragione che è un ottimo partito e che a ventiquattr’anni una ragazza deve prender marito. Io che non posso vendere i miei quadri migliori, perchè li amo troppo per separarmene, dovrò donare a costui questo mio dolce tesoro, questa fanciulla che ho allevato ed educato io stesso come una cosa sacra e dimostrargli inoltre la mia gratitudine per aver accettato il dono.

— Il suo studio, maestro, è veramente delizioso, — diceva mellifluo Guglielmo Bonventuri, aggirandosi per la vastissima stanza che il primo crepuscolo scendendo dall’alto lucernario riempiva di una tenue luce violacea.

— Questo ritratto di Laura fu esposto l’anno scorso a Venezia, lo ricordo bene, — soggiunse dopo un momento fermandosi ad esaminarlo.

— Laura; chi è Laura? — mormorò fra i denti il pittore volgendosi, ma subito si ricordò che quello era il vero nome di sua nipote, alla quale per tenero vezzo egli aveva imposto fin da bambina il bizzarro diminutivo trecentesco di Oretta.

— Ah, già, — rispose senza avvicinarsi, e gli venne un gran desiderio di voltare il quadro incontro alla parete per toglierlo alla vista di quell’uomo.

— Zio, come sei stato freddo con Guglielmo,