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82 Brani di vita


E chiedeva finalmente — “E poi, vediamo la vostra ragion di Stato. Avete voi un governo che intenda la identità della morale colla politica?... No. Non avete voi, come noi, due dannazioni: la dannazione religiosa inflitta dal prete e la dannazione sociale inflitta dal giudice? O gran popolo d’Italia, tu sei simile al gran popolo di Francia. Ahimè, fratelli nostri, voi siete, come noi, Miserabili!” —

Sembrano parole scritte ieri, scritte oggi! Ma non voglio insistere perchè è un’altra frase che, rileggendo la lettera, mi colpiva; questa: “Poche nazioni sono rose più profondamente dell’Italia da quell’ulcera dei conventi ch’io cercai di studiare”.

Era vero nel 1862 ed è vero, purtroppo, anche nel 1907, dopo tante discussioni, tanti decreti e tante leggi! I conventi sono più floridi e numerosi di prima e siamo a questo, che, per rifarne uno si trovano subito i quattrini a centinaia di migliaia, ma per aprire una scuola non si trova la metà di un centesimo. Il denaro è conservatore, anzi volentieri retrogrado, e se un progresso qualunque, di fatto o di pensiero, batte alle porte, eccolo gridare aiuto ed invocare le guardie gentilmente concesse o i giudici compiacenti interpreti di leggi spesso eccezionali. Di tanto che siamo progrediti, rinciviliti e migliorati in dieci faticosi e lacrimosi lustri! Qui, a Bologna, l’Università muore di anemia e nessuno la soccorre, ma son tornati i Gesuiti che dal primo regno d’Italia in qua non vi avevano aperto più casa. I Gesuiti, non so, ma forse dei quattrini ne troveranno; certo l’Università ne trova pochini e questo è il bel progresso che abbiamo fatto.