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54 | Brani di vita |
questa massa verranno i futuri bibliotecari del regno d’Italia; quod Deus avertat!
Lo strano è che con questo bel sistema di reclutamento si siano avuti fin ora degli impiegati onesti. Ella notava alcuni furti accaduti nelle biblioteche del regno e specialmente nella Vittorio Emanuele di Roma. Non sarebbe difficile farne una lista lunghissima, ed è noto che molte delle cose nostre rarissime od uniche bisogna cercarle ora nelle biblioteche inglesi. Con tutto ciò io dico e sostengo che gli impiegati sono onesti, poichè colla facilità del furto e colla paga derisoria che hanno, avrebbero a quest’ora dovuto vendere anche le scansie.
Un anno, mentre facevo il mio tirocinio in biblioteca per il bel sugo di prenderci cappello, capitarono due tedeschi. Non parlavano nè francese, nè inglese, nè italiano. Io di tedesco ne masticavo allora meno che ora e non c’era modo di intenderci. Finalmente uno di loro, grande e cogli occhiali d’oro, disse: Marcus Tullius Chicero. Oh, il latino! Fu una idea luminosa, e cominciai a parlare la lingua di Cicerone con una eloquenza da fare arrossire il Vallauri. E la dicono una lingua morta! S’intende che in biblioteca non si porta il vestito di società. Il regolamento vuole che in un dato mese dell’anno si spolverino tutti i libri, operazione che richiederebbe parecchi mesi a farla bene, un personale numeroso e soprattutto il trasporto dei libri giù nel cortile, se no la polvere rimane in biblioteca. Il regolamento è furbo! Si fa dunque come si può, e la polvere, si sa, non manca mai nelle biblioteche, che