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portasse via una ragazza, fosse anche più bella della bella Elena. Lasciamo che la dote del 1879 si paga nel 1880 e che il pagamento per ironia lo chiamano anticipo. Questo dipende dalle condizioni finanziarie dello Stato, e nessuno, o tutti, ci abbiamo colpa. Si potrebbe domandare però, perchè con pochi quattrini si vogliono mantenere molte biblioteche, e per giunta scrivere nei regolamenti che esse debbono tener dietro alla coltura generale, speciale, ecc. Se per tener dietro bastasse correre! Ma Fanfulla disse bene a Barletta: I denari sono pochi! e mentre le sullodate colture corrono come locomotive, le povere biblioteche spedate sono rimaste quasi tutte al secolo passato: nè gli articoli dei regolamenti, per quanto pomposi, faranno comprare un libro di più o bestemmiare uno studioso di meno.

Si potrebbe anche domandare perchè certe biblioteche siano figlie e certe altre figliastre, tanto che, a pari grado, c’è chi nel bilancio segna dieci e chi cinque. Ma la più bella cosa da domandare sarebbe la fotografia grande al vero di quel sommo uomo che immaginò di far pagare la ricchezza mobile alla dote delle biblioteche. Costui tradì certo la sua vocazione, che doveva esser quella di scriver farse per far sbellicare dalle risa il pubblico e la guarnigione. È buffa l’idea? Le biblioteche sono dello Stato. Ora che lo Stato faccia pagare la ricchezza mobile al bibliotecario, è una riduzione di stipendio bella e buona, ma in fondo chi paga è il bibliotecario perchè lo stipendio se lo gode lui. Ma che lo Stato faccia pagare la ricchezza mobile a sè mede-