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Biblioteche 45

ricoli cui la buona fede espone: almeno così si è visto nella biblioteca Vittorio Emanuele. Come dunque sorveglia il Governo, come si guarda da questi pericoli? Con un semplicissimo sistema che ho visto nel 1870 applicato alla nettezza pubblica in Subiaco: aspettando cioè che la divina provvidenza mandi un temporale a spazzar via tutto, il buono e il cattivo, le immondizie ed il bucato disteso, aspettando un qualche pasticcio troppo grosso per nominare una commissione d’inchiesta che faccia piazza pulita alle immondizie dell’avvenire. Questo sistema subiacense è economico, ma via, non è igienico.

E pensare che l’Italia, giardino del mondo, è un portento di fecondità maravigliosa in tutto, anche e specialmente in commissioni ed in ispettorati! Pensare che non si può mettere il naso fuori dalla finestra senza veder passare una serqua di commendatori ispettori de omni re scibili et de quibusdam aliis: pensare che i Ministri si sono limati il cervello fino alla penultima cellula per trovar nuove cose da ispezionare, come l’industria e il commercio; pensare che dagli ispettori di pubblica sicurezza fino a quelli di finanza ce n’è tanti che oramai sono più loro che i contribuenti, e pensar poi che a queste povere disgraziate di biblioteche non hanno concesso nemmeno un cencio d’ispettorato, nemmeno un commendatore, nemmeno un cavaliere spicciolo, tanto per dire che ce n’è almeno uno! Proprio è difficile spiegarlo, a meno che non si voglia dire, con qualche apparenza di vero, che gli ispettori delle biblioteche non ci sono, appunto perchè ce n’è bisogno.