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L’argomento del resto è, da tempo, arrivato, direbbe Bismark, al momento psicologico. Noi diciamo che è maturo, e la figura rettorica così è più giusta, poichè il frutto maturo o si coglie, o marcisce e cade. E poichè l’argomento delle biblioteche marcirà negli archivi del Ministero e cadrà in dimenticanza, se già non c’è caduto, è proprio il caso di una locuzione figurata da porgere ad esempio agli sventurati sì, ma infelicissimi studenti de’ licei.

Ad una domanda del deputato Martini, il solo, fra cinquecento deputati che si suppone sappiano leggere, il quale si sia fermato a dare un’occhiata a quel capitolo del bilancio, ci toccò di sentire il Ministro per la pubblica istruzione confessare di non aver potuto leggere il rapporto della Commissione d’inchiesta sulla Vittorio Emanuele senza arrossire. Quella biblioteca, per norma dei lettori, non è nell’isola di Pantelleria, ma a due passi dalla Minerva.

Vien dunque fatto di ricorrere a quella aritmetica che pare fosse privilegio dell’onorevole Bernardino Grimaldi, e ricordando la regola del tre, brontolare spaventati: “Se tanto mi dà tanto!...”.

Come sorveglia il Ministero le biblioteche dello Stato? È una innocente domanda alla quale non so che risposta si possa dare. Il Ministero infatti si contenta dei rapporti, dei conti e delle statistiche che gli mandano i bibliotecari, onestissima gente, incapace di usare nemmeno in sogno de’ quattrini e delle cose pubbliche, ma soggetta come tutti gli uomini di questo mondo a sbagliare. Onestissima gente, piena di buona fede, ma esposta a tutti i pe-