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Ad un giornale | 477 |
scuole, di consorterie letterarie che non sono e non possono essere se non Accademie organizzate e pagate a posta, come la Crusca? Voi altri, v’immaginate una scuola bolognese, disciplinata come un reggimento, costituita come una loggia massonica. Sognate un Carducci Venerabile, Panzacchi e Stecchetti Gran Luci e via via. Credete in una chiesuola feroce nella sua ortodossìa e pronta a scomunicare quello che vien di fuori. Non cerchiamo chi abbia dato a bere simili panzane agli ingenui, ma il bello è che i pretesi adepti della scuola bolognese non hanno di comune fra loro che l’editore per la sufficiente ragione che ce n’è uno solo. E, tuttavia essendo amici, è molto se c’incontriamo una volta al mese, e l’ultima volta che alcuni di noi si trovarono insieme, fu a tavola, per festeggiare il vostro Fernando Fontana. Non sapete dunque che quando Paolo Ferrari, ma che dico! quando il Marenco assistevano alla rappresentazione d’una loro commedia, qui c’era un pubblico che li chiamava al proscenio quando volevano? Dove li pescate dunque questi esclusivismi, queste consorterie, questi mutui incensamenti? Pur troppo è così. Basta che a Precotto uno stampi un lunario e un altro lo compri perchè la critica strilli come un’oca spennata contro la scuola di Precotto e tiri fuori i soliti luoghi comuni di consorteria, di mutui incensamenti e di chiesuole. Ma dove era questa feroce, questa esclusiva chiesa bolognese, quando Arrigo Boito, già crocifisso a Milano, resuscitava a Bologna?
E dichiarando che, quanto a me, ho in tasca tutte le scuole e tutte le chiese, le levo l’incomodo, signor Direttore, e la ringrazio.