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476 | Brani di vita |
Apollo, beato e contento di farsi vedere più in alto degli altri: Canzonare non è criticare e certe canzonature potrei rimettergliele in tasca. Ma siamo intesi che l’autore, come l’attore, deve ascoltare tacendo gli sbadigli de’ zerbinotti ne’ palchi e le risa degli ubriachi in piccionaia.
Ma il signor Arnaldo comincia così: “Rellini sul Preludio, U. B. sulla Patria, Arminio sul Teatro italiano, Mistrali sulla Stella d’Italia ed anche un poco Piccolet sul Piccolo Faust hanno trovato di che lodare, ecc.” E finisce così: “Ma quando si dice... la società di mutuo incensamento!”
Ma, quando si dice.... la volgarità delle frasi fatte! L’aggettivo mutuo suppone che incensi anch’io. Ora, signor Arnaldo, mi dica quale di quei signori io abbia mai incensato. Non cerchi altri discorsi: risponda chiaro e categoricamente come è dover suo di onest’uomo; chi ho incensato io?
E questa domanda non la farei nemmeno, se tra i nomi citati non ci fosse anche quello del Mistrali. Spero bene che il signor Arnaldo, cedendo alle lusinghe di una frase che faceva da scappata finale al suo articolo, non si sia accorto che dove voleva mettere una innocente malignità, ha messo invece una accusa grave e sanguinosa. Spero che non si sia accorto come dal suo articolo si possa dedurre che io incensi il Mistrali per esserne incensato. E mi rispetto troppo per scendere a discutere questa supposizione; solo voglio dire che non sarebbe male pensare a quel che si scrive, anche quando si fa della critica.
E non sarebbe ora di smetterla con queste accuse di